CARLO VICHI

Storia e notizie sulle aziende che hanno prodotto componenti e apparati radioelettrici
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iz0mfi
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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39648 iz0mfi
22/09/2021, 15:36

Però se osservate bene il video anche Lui aveva una eccellente vettura Lexus
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IK6QNE
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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39649 IK6QNE
22/09/2021, 17:02

I2MZC ha scritto:Io penso che si dovrebbe poter esprimere il proprio pensiero liberamente come ora che lo puoi esprimere solo se......
Purtroppo è stata fatta una grossa scuola di ignoranza per cui molti parlano per sentito dire e non leggono un libro manco a morire.
Io la penso e la dico alla stessa maniera ma per non farmi dei nemici (inconsapevoli) sto scrivendo e passo più tempo al computer che con le radio.
Ho conosciuto molti personaggi importanti della nostra storia ed è un peccato che vada tutto perso.
Poi ognuno la pensi come vuole, però senza vietare agli altri di fare la stessa cosa!

Carlo I2MZC


Carlo non intendo limitare le libertà di nessuno, mi limitavo ad osservare ciò di cui si è parlato anche in passato, la politica nell' hobby.
Nel momento che descrivi il Sig. Vichi "non voltagabbana" , lo collochi in una posizione politica antitetica a quelli che consideri "voltagabbana" e a me piacerebbe sapere quali erano quelli giusti.
A Marzaglia sento storie sulle Foibe, mi allontano, tali argomenti sono così delicati che necessitano di discussione e di repliche, non è sufficente avere la propria posizione, l' analisi dei tempi in cui i treni arrivavano in orario non permettono oggi una superficialità, per questo evito, a meno che ci si possa "scontrare parimenti" su qualunque cosa, ma poi si accetta tutto senza censure, grazie a Dio la Repubblica tanto raggirata e tradita lo permette, cosa che non sarebbe forse stato possibile allora pena una vacanza ai lidi lontani.
Il Sig. Vichi indubbiamente ha avuto grandi meriti, ha tenuto alto con il suo essere e il suo fare il livello della qualità nella produzione nazionale, indubbiamente avrà condiviso questo con le sue maestranze, le avrà sapute motivare come un gentiluomo sa fare, ma se in quel periodo accadeva qualcosa di strano sulle piazze ci saranno forse stati dei motivi che forse non ti toccavano direttamente.
Mi riferisco al mondo della retribuzione, dove un "comunista" seppur con ottime capacità veniva emarginato e gli si preferiva il democristiano "più affidabile", con la conseguenza che la famosa "lotta di classe" c'era chi la faceva e chi la subiva, chi per pagarsi gli studi avendo un Babbo che prendeva quattro soldi mentre il suo padrone si arricchiva, non aveva di che pagargli i libri e la soluzione unica per non andare a rubare era di lavorare e studiare, mai un giorno di riposo e sveglia alle 4 di mattino per studiare a letto.
Se vogliamo affrontare la politica italiana, lo possiamo fare, creiamo un form a parte e ci scanniamo a vicenda dicendo che "noi siamo più bravi" .... beato chi ci crede ancora. :mrgreen:

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i4juq
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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39652 i4juq
23/09/2021, 10:28

caro IK6QNE
scusa ma mi pare che le tue argomentazioni siano assolutamente OT su questo forum
ognuno di noi ha idee politiche ben radicate, e lungi da me (che ho le mie ben radicate)
criticare chi le ha diverse da me, a patto che mi rispetti nello stesso modo con cui lo rispetto io
qui si parla di una persona e dei suoi meriti come Tecnico e come Imprenditore
quali fossero le sue idee politiche non lo so, nè mi interessa, nè amplifica o diminuisce la sua figura di Uomo e Imprenditore
Non ho conosciuto la persona, ma qualcosa della storia della Mivar ho sentito, e soffro nel constatare che pian piano perdiamo eccellenze e competenze. questo al di là di ogni pensiero politico
poi, posso dirti che nella mia vita sono stato tanto imprenditore quanto dipendente
e con i miei occhi ho visto, quando ero imprenditore, i dipendenti comportarsi disonestamente
quanto allo stesso modo ho visto imprenditori fare la stessa cosa verso i dipendenti

il problema non è politico, ma sta nel fatto che nel DNA umano qualcosa non va bene, e purtroppo la storia lo dimostra
ma anche questo argomento è OT per il Forum per cui la chiudo qui.

con il pieno rispetto delle Tue idee
mi aspetto altrettanto da Te
Giovanni I4JUQ

IK6QNE
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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39654 IK6QNE
23/09/2021, 19:50

i4juq ha scritto:caro IK6QNE
scusa ma mi pare che le tue argomentazioni siano assolutamente OT su questo forum
ognuno di noi ha idee politiche ben radicate, e lungi da me (che ho le mie ben radicate)
criticare chi le ha diverse da me, a patto che mi rispetti nello stesso modo con cui lo rispetto io
qui si parla di una persona e dei suoi meriti come Tecnico e come Imprenditore
quali fossero le sue idee politiche non lo so, nè mi interessa, nè amplifica o diminuisce la sua figura di Uomo e Imprenditore
Non ho conosciuto la persona, ma qualcosa della storia della Mivar ho sentito, e soffro nel constatare che pian piano perdiamo eccellenze e competenze. questo al di là di ogni pensiero politico
poi, posso dirti che nella mia vita sono stato tanto imprenditore quanto dipendente
e con i miei occhi ho visto, quando ero imprenditore, i dipendenti comportarsi disonestamente
quanto allo stesso modo ho visto imprenditori fare la stessa cosa verso i dipendenti

il problema non è politico, ma sta nel fatto che nel DNA umano qualcosa non va bene, e purtroppo la storia lo dimostra
ma anche questo argomento è OT per il Forum per cui la chiudo qui.

con il pieno rispetto delle Tue idee
mi aspetto altrettanto da Te
Giovanni I4JUQ


Giovanni, leggi bene dall' inizio e trova da dove sono iniziate le OT, ho sollecitato più volte di essere sterili dalla politica, ma mi rendo conto che a volte la nostalgia fa strani scherzi.
73 Gabriele

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IK0QDQ
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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39656 IK0QDQ
24/09/2021, 0:39

Non ho avuto occasione di conoscerlo, ma ho conosciuto molto bene i suoi prodotti. La scuola dove insegnavo acquistava scatole di montaggio MIVAR, sia per radio che per televisori. Anche se non erano destinati ai miei reparti, ho avuto modo di apprezzare quei prodotti. Così ho conosciuto la MIVAR negli anni settanta e ne ho seguito la storia fino alla fine del secolo, quando sono andato in pensione. Leggendo della sua morte, ho passato in rassegna molti scritti su di lui. Per quel poco che ne posso sapere io su di lui e sulla sua ditta penso che il seguente sia quello più azzeccato:

Sergio Noto
Professore di Storia economica presso l’Università di Verona
Carlo Vichi, la Mivar e la dura vita di un imprenditore-contro

Ho avuto la fortuna di incontrare Carlo Vichi pochi giorni fa, grintosissimo come sempre, a dispetto dei suoi 90 anni e delle tante battaglie sulle spalle. Per i pochissimi che non lo sapessero o non avessero mai posseduto un televisore Mivar, Vichi è stato il fondatore (1945) della più grande industria italiana produttrice di apparecchi televisivi, ora in quel di Abbiategrasso, la Mivar appunto, che in questi giorni chiude definitivamente i battenti. Una storia che vale la pena raccontare, anche se priva di lieto fine, perché è esemplare di quali siano le condizioni in cui nel nostro paese si fa impresa. Perché ci si ricordi che in Italia ci sono i Riva, i De Benedetti, i Colaninno, gli Agnelli, i Tronchetti Provera, ma ci sono anche – grazie a Dio! – i Carlo Vichi e molti altri imprenditori dalla schiena dritta che non pagano tangenti, non fanno affari strani, non cercano di affermarsi intrecciando rapporti e hanno vita durissima.
La sua è una storia di imprenditore-contro. Storia di grandissimo successo, di straordinaria personalità, ma «in direzione ostinata e contraria» sempre, altro che le canzoni di Fabrizio de André. Contro le banche, alle quali non ha mai chiesto un quattrino, al punto che il signor Vichi non conosce assegni e carte di credito, solo contanti. Contro i confindustriali, che non ha mai sopportato e dei quali ha cessato ben presto di far parte. Contro i politici, che odia con tutte le sue forze al punto da travestirsi da fascista (che non è!) pur di gridare il suo disgusto. Contro i sindacati, che sopratutto negli anni caldi, ovviamente non hanno reso la vita facile a un tipo così spigoloso. Perfino contro i parenti e i figli, che, come nel caso dei discendenti svedesi del fondatore di Ikea, hanno dovuto guadagnarsi la pagnotta da soli.
La Mivar era Carlo Vichi e Carlo Vichi era la Mivar. La Mivar era un’azienda con un’impronta inusuale di capitalismo italiano, come lo immaginava il suo fondatore: più povero, più semplice, ma con idee forti. I suoi televisori erano interamente prodotti ad Abbiategrasso, niente assemblaggio. Non erano tecnologicamente i più avanzati, non erano nemmeno i più belli, ma costavano meno, erano di ottima qualità, affidabili e per questo amatissimi dai consumatori. Vichi non ha mai speso una sola lira di pubblicità e con il marketing ha rapporti del tipo i gatti con l’acqua. Ciononostante alla fine degli anni Ottanta produceva quasi 400 mila televisori e nel 2000 arrivò a detenere quasi il 35% del mercato nazionale con oltre 350 miliardi di lire di fatturato. La sua cifra innovativa stava nel processo produttivo, assolutamente originale e redditizio.
Carlo Vichi non è un pazzo di successo (nonostante i rovesci, non c’è dubbio che il saldo contabile della sua vita sia ampiamente attivo, per sè e per i suoi successori). È solo un imprenditore che per imporsi, senza sottostare alle regole collusive del capitalismo italiano, per poter mettere in pratica le sue idee imprenditoriali (legittimamente), ha dovuto andare contro tutti, al punto che l’opposizione da episodica e tattica, è divenuta radicale e strategica, da abito si è trasformata in pelle, è assunta a mezzo per sopravvivere, per non soccombere, a deformazione innaturale e indotta dal distorsivo ambiente delle imprese italiane. Vichi era un puro. Un semplice che ha dovuto perdere rapidamente la sua purezza, la sua semplicità per non scomparire.
Ora è finita, quello che non ha distrutto l’Italia, l’ha distrutto il mercato globale, dove lui non poteva più resistere con i bassissimi costi di produzioni di coreani e cinesi. Ad Abbiategrasso la fabbrica chiuderà, ma di lui resterà molto. Di sicuro resterà il suo «mausoleo», la grande modernissima fabbrica per oltre 1000 operai, pensata negli anni ’90, completata nel 2000, pagata di tasca sua senza nemmeno un centesimo di mutuo e mai inaugurata. E che lui ha sempre tenuto in funzione, in ordine, come se dovesse iniziare la produzione ogni prossimo giorno, continuando a pagare centinaia di migliaia di euro di Imu e tasse varie.

Carlo Vichi vorrà morire nella sua fabbrica, al suo tavolo, in mezzo agli operai. Lui non ha mai avuto un ufficio da Ceo. È sempre stato il «padrone», ma in mezzo ai suoi operai; uno di loro, anche se di grado superiore. Vecchio e nuovo hanno cercato di fondersi in una battaglia che ha combattuto con onore, ma forse non ha vinto. Il peso delle scassate e corrotte consuetudini imprenditoriali di questo strano paese resteranno per sempre la cicatrice delle sue rughe intorno ai suoi occhi azzurri.

Edoardo
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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39658 IK5QLO
24/09/2021, 12:48

Bellissimo pezzo,
mi viene in mente un parallelo con Adriano Olivetti, personaggi indubbiamente diversi ma sicuramente da ammirare.
Poi sono arrivati i capitalisti "rampanti" della finanza anni '80 e si sono mangiati tutto, la globalizzazione ha fatto il resto.
adesso... solo rovine, amen!

IK0QDQ ha scritto:Non ho avuto occasione di conoscerlo, ma ho conosciuto molto bene i suoi prodotti. La scuola dove insegnavo acquistava scatole di montaggio MIVAR, sia per radio che per televisori. Anche se non erano destinati ai miei reparti, ho avuto modo di apprezzare quei prodotti. Così ho conosciuto la MIVAR negli anni settanta e ne ho seguito la storia fino alla fine del secolo, quando sono andato in pensione. Leggendo della sua morte, ho passato in rassegna molti scritti su di lui. Per quel poco che ne posso sapere io su di lui e sulla sua ditta penso che il seguente sia quello più azzeccato:

Sergio Noto
Professore di Storia economica presso l’Università di Verona
Carlo Vichi, la Mivar e la dura vita di un imprenditore-contro

Ho avuto la fortuna di incontrare Carlo Vichi pochi giorni fa, grintosissimo come sempre, a dispetto dei suoi 90 anni e delle tante battaglie sulle spalle. Per i pochissimi che non lo sapessero o non avessero mai posseduto un televisore Mivar, Vichi è stato il fondatore (1945) della più grande industria italiana produttrice di apparecchi televisivi, ora in quel di Abbiategrasso, la Mivar appunto, che in questi giorni chiude definitivamente i battenti. Una storia che vale la pena raccontare, anche se priva di lieto fine, perché è esemplare di quali siano le condizioni in cui nel nostro paese si fa impresa. Perché ci si ricordi che in Italia ci sono i Riva, i De Benedetti, i Colaninno, gli Agnelli, i Tronchetti Provera, ma ci sono anche – grazie a Dio! – i Carlo Vichi e molti altri imprenditori dalla schiena dritta che non pagano tangenti, non fanno affari strani, non cercano di affermarsi intrecciando rapporti e hanno vita durissima.
La sua è una storia di imprenditore-contro. Storia di grandissimo successo, di straordinaria personalità, ma «in direzione ostinata e contraria» sempre, altro che le canzoni di Fabrizio de André. Contro le banche, alle quali non ha mai chiesto un quattrino, al punto che il signor Vichi non conosce assegni e carte di credito, solo contanti. Contro i confindustriali, che non ha mai sopportato e dei quali ha cessato ben presto di far parte. Contro i politici, che odia con tutte le sue forze al punto da travestirsi da fascista (che non è!) pur di gridare il suo disgusto. Contro i sindacati, che sopratutto negli anni caldi, ovviamente non hanno reso la vita facile a un tipo così spigoloso. Perfino contro i parenti e i figli, che, come nel caso dei discendenti svedesi del fondatore di Ikea, hanno dovuto guadagnarsi la pagnotta da soli.
La Mivar era Carlo Vichi e Carlo Vichi era la Mivar. La Mivar era un’azienda con un’impronta inusuale di capitalismo italiano, come lo immaginava il suo fondatore: più povero, più semplice, ma con idee forti. I suoi televisori erano interamente prodotti ad Abbiategrasso, niente assemblaggio. Non erano tecnologicamente i più avanzati, non erano nemmeno i più belli, ma costavano meno, erano di ottima qualità, affidabili e per questo amatissimi dai consumatori. Vichi non ha mai speso una sola lira di pubblicità e con il marketing ha rapporti del tipo i gatti con l’acqua. Ciononostante alla fine degli anni Ottanta produceva quasi 400 mila televisori e nel 2000 arrivò a detenere quasi il 35% del mercato nazionale con oltre 350 miliardi di lire di fatturato. La sua cifra innovativa stava nel processo produttivo, assolutamente originale e redditizio.
Carlo Vichi non è un pazzo di successo (nonostante i rovesci, non c’è dubbio che il saldo contabile della sua vita sia ampiamente attivo, per sè e per i suoi successori). È solo un imprenditore che per imporsi, senza sottostare alle regole collusive del capitalismo italiano, per poter mettere in pratica le sue idee imprenditoriali (legittimamente), ha dovuto andare contro tutti, al punto che l’opposizione da episodica e tattica, è divenuta radicale e strategica, da abito si è trasformata in pelle, è assunta a mezzo per sopravvivere, per non soccombere, a deformazione innaturale e indotta dal distorsivo ambiente delle imprese italiane. Vichi era un puro. Un semplice che ha dovuto perdere rapidamente la sua purezza, la sua semplicità per non scomparire.
Ora è finita, quello che non ha distrutto l’Italia, l’ha distrutto il mercato globale, dove lui non poteva più resistere con i bassissimi costi di produzioni di coreani e cinesi. Ad Abbiategrasso la fabbrica chiuderà, ma di lui resterà molto. Di sicuro resterà il suo «mausoleo», la grande modernissima fabbrica per oltre 1000 operai, pensata negli anni ’90, completata nel 2000, pagata di tasca sua senza nemmeno un centesimo di mutuo e mai inaugurata. E che lui ha sempre tenuto in funzione, in ordine, come se dovesse iniziare la produzione ogni prossimo giorno, continuando a pagare centinaia di migliaia di euro di Imu e tasse varie.

Carlo Vichi vorrà morire nella sua fabbrica, al suo tavolo, in mezzo agli operai. Lui non ha mai avuto un ufficio da Ceo. È sempre stato il «padrone», ma in mezzo ai suoi operai; uno di loro, anche se di grado superiore. Vecchio e nuovo hanno cercato di fondersi in una battaglia che ha combattuto con onore, ma forse non ha vinto. Il peso delle scassate e corrotte consuetudini imprenditoriali di questo strano paese resteranno per sempre la cicatrice delle sue rughe intorno ai suoi occhi azzurri.

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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39660 I0HYY-ARO309/0
24/09/2021, 14:52

Un grazie a Carlo per la foto di Vichi, e a Edoardo per la testimonianza...di TV e radio Mivar ne ho riparate tante, aver visto il sig. Vichi in foto mi ha fatto piacere, peccato non averlo conosciuto. Una prece...
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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39661 I2MZC
24/09/2021, 15:27

A proposito di evoluzione tecnica in Mivar, avendo vissuto in un mondo tecnico televisivo, credo che sia stata la più evoluta. Il TV a colori della MIVAR era sviluppato in un circuito stampato di dimensioni minime oltre all'alimentatore separato che è il componente più facile a guastarsi e facilmente sostituibile.
Un giorno venne una delegazione tedesca per visualizzare il processo costruttivo dei televisori in Mivar ed a un certo punto uno di loro chiese di vedere anche la produzione dei TV a colori. Gli risposero che erano quelli che stavano vedendo!!
A quel tempo i tv a colori avevano più schede di dimensioni maggiori con telai metallici per contenerle. Nei TV Mivar, nessun telaio, forse era il tubo CRT che teneva insieme tutto il complesso.
Sono ammiratore e collezionista dei TV MIVAR di cui ho tutta la documentazione e un 16" che guardo regolarmente.
Un giorno andando in Mivar, vidi sul piazzale decine di stampi per i mobili dei TV con tubo catodico, destinati alla rottamazione. Erano lucidissimi e brillavano forse di gloria. Viva gli uomini come lui.
Da non dimenticare anche l' Ing VIRGILIO FLORIANI, fondatore della TELETTRA nella classe degli UOMINI SPECIALI.
Purtroppo non ne parleremo per non suscitare reazioni a chi non vuol conoscere la verità.

Carlo I2MZC
Immagine ARO # 554/2 Carlo

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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39662 IN3LBQ
24/09/2021, 18:13

Non é strettamente pertinente al thread, ma costituisce senz'altro un utile approfondimento.
Si tratta del volume "Storia delle Telecomunicazioni", scaricabile gratuitamente qui:
https://www.torrossa.com/en/resources/an/2472086
In particolare dalla pag.657, capitolo "Successi e decadenza delle industrie di telecomunicazioni", viene tracciato un quadro dettagliato delle tlc in Italia dagli anni '40 al 2000.
Chi ha studiato al PoliMI negli anni '80 e '90 riconoscerá tra i protagonisti delle pagine indicate alcune firme contenute nel proprio libretto universitario.

73, Nicola IN3LBQ
"Cratete, avendo veduto un fanciullo ignorante, ne percosse il maestro". Quintiliano, Institutio Oratoria, Libro 1, IX-5

Paolo Pierelli
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Re: CARLO VICHI

Messaggio: #39708 Paolo Pierelli
03/10/2021, 9:47

Un altro pezzo di storia che se ne va.
Ho avuto vari tv MIVAR e credo di averne ancora un paio in laboratorio; anche se non proprio all'avanguardia, hanno sempre fatto un ottimo servizio e credo che funzionino ancora. Ricordo in alcune case rurali, nei primi anni 70, apparecchi radio valvolari MIVAR, in plastica rossa o bianca, da cui si ascoltava il GR regionale alle 12. Carlo Vichi è stato un vero, grande imprenditore che si è trovato a lavorare in uno Stato che mal comprende l'imprenditoria e lascia spazio solo ai pochi "amici" ma nonostante questo, è riuscito a lavorare, a produrre ed a conquistare un mercato. Ce ne fossero.
E poi, la Lexus poteva pure permettersela e come, anche due!!
P.


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