Vi racconterò storie vissute direttamente che nonostante i 70 anni passati, ricordo come fossero avvenute pochi anni addietro. Eravamo bei primi anni 50 e ebbi occasione di andare con mio padre alla Marconi di Genova Sestri. In origine si trovava in Via Edmondo De Amicicis, a fianco della stazione ferroviaria di Brignole, ma fu bombardata durante la guerra e completamente distrutta. Ricordo che quando andavo a scuola, passavo per quella via e guardando quella montagna di macerie pensavo a cosa ci fosse ancora sotto. Ma tornando a Sestri ponente, un giorno ebbi l’occasione di accedere al reparto dove costruivano le valvole. In quel momento producevano la 80, storica raddrizzatrice. La produzione avveniva così: un operaio specializzato che mi ricorda tanto i soffiatori del vetro di Murano (VE) , anzi ve n’erano due, stavano davanti alla bocca del vetro fuso e a turno aprivano la porta dell’inferno e intingevano un lungo tubo di ferro nel vetro fuso e poi lo lavoravano su un piano di ferro inclinato in modo da avere una bolla allungata e di diametro tale da poter entrare nello stampo. Lo stampo era formato da due metà in acciaio all’altezza del pavimento che venivano sollevate da una vasca d’acqua e si richiudevano. All’istante data la temperatura dello stampo, questo si asciugava istantaneamente e l’operatore faceva entrare il vetro attaccato al tubo nello stampo e lo faceva girare e contemporaneamente soffiava tenendo il tubo in bocca. Dopo un ventina di secondi toglieva il piede dal pedale, lo stampo si apriva e tornava nell’acqua, A questo punto attaccato al tubo c’era il vetro esterno della valvola lungo un po’ più del doppio del necessario. L’operatore con un attrezzo rompeva il vetro vicino al tubo di ferro facendo scivolare il manufatto verso il contenitore. Quando si erano un po’ raffreddati una terza persona prendeva i vetri così fatti e li infilava in un girello costituito da anelli rotanti che avevano sotto delle fiammelle a gas molto sottili, per cui tutti gli involucri venivano tagliati esattamente alla stessa altezza con il bordo non tagliente. Poi messi in contenitori appositi venivano portati al 1° piano. Qui c’erano dei lunghi banconi con molte operatrici che costruivano l’interno della valvola. Si cominciava a preparare la base, poi passava alla fase successiva, si montava il filamento e così via. Queste operatrici avevano delle pinze speciali che saldavano elettricamente i vari componenti. Alla fine le due parti si incontravano e venivano saldate assieme. Poi il vuoto ed i test. Certo che a vedere i filmati americani del tempo di guerra dove costruivano le valvole, a confronto noi eravamo indietro di almeno dieci (per essere benevolo) anni.
Carlo I2MZC
VALVOLE MARCONI ANNI 50
VALVOLE MARCONI ANNI 50
ARO # 554/2 Carlo
Re: VALVOLE MARCONI ANNI 50
Grazie Carlo per questo ennesimo tuo prezioso racconto, ho immaginato di esserci.
73' Marco
73' Marco
Re: VALVOLE MARCONI ANNI 50
Carlo, il tuo racconto mi ha fatto tornare ai primi anni 70 quando la buonanima di Doleatto costruiva diodi raddrizzatori nel seminterrato di via San Quintino. Più o meno allo stesso modo.
Ciao
Ugo IW1FQG
Ciao
Ugo IW1FQG
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Re: VALVOLE MARCONI ANNI 50
Ciao Carlo, ho visto dei filmati su youtube dove alcuni appassionati, costruivano tubi proprio in questo modo, in particolare un francese, che poi ha costruito un RX rigenerativo proprio con i suoi tubi...bellissimo...purtroppo facciamo parte di un'epoca dove quella maestria è andata perduta...peccato...saluti a tutti.
I0HYY Andrea
Re: VALVOLE MARCONI ANNI 50
Carlo malandrino,
fai rivivere cose e mondi oramai dimenenticati. Quanta nostalgia di un'epoca di un fascino perduto per sempre.
Grazie
PS. Un piccolo contributo fotografico.
fai rivivere cose e mondi oramai dimenenticati. Quanta nostalgia di un'epoca di un fascino perduto per sempre.
Grazie
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