I radar italiani

Apparati che hanno fatto la storia, racconti e altro sulla storia della radio.
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IK0QDQ
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Re: I radar italiani

Messaggio: #18922 IK0QDQ
11/05/2016, 0:45

Belle domande Stefano.......
come già accennato precedentemente non sono la persona adatta a rispondere in dettaglio. Ma ho ben presente la situazione in generale di quel periodo per averla studiata il molti scritti "ufficiali". Ad esempio, c'è un trattato in due volumi sulla storia della meccanizzazione dell'esecito edito dall'Ufficio Storico dell'SME che la dice lunga.......
Nulla è cambiato da allora........... L'industria era povera ma sopratutto era più impegnata a vincere gare (a forza di mazzette) a danno della concorrenza che a produrre nell'interesse della Nazione. Di tecnici non ce ne erano molti, ma quei pochi, non avevano nulla da invidiare ai loro omologhi stranieri.
Il nostro Duce era più impegnato a scegliere il cavallo bianco per entrare in Alessandria, che non a dare disposizioni per poterci entrare veramente.
Comunque in Inghilterra hanno avuto tante belle "idee", ma poi tutto è stato costruito negli Stati Uniti dove il governo stampava dollari senza limiti e li riversava su un tessuto industriale che era già preparato. Molti apparati radio sono stati prodotti da industrie che gia producevano televisori il larga serie e riconvertite in fretta e furia per scopi bellici..... mentre noi ancora avevamo problemi a produrre le "Radio Balilla", I sistemi di autopilota per i bombardieri sono stati studiati e prodotti dalla Honeywell perchè aveva già esperienze in produzioni industriali sei servocomandi ecc. ecc.
Le nostre Università di Fisica, Matematica ed Ingegneria erano sicuramente all'avanguardia, ma quanti laureati "producevano" all'anno?????.
Per concludere presumo che non sia corretto chiedersi se la colpa sia dell'industria, dei comandanti, o dei "disfattisti".
Le cose sono come sono andate perchè il"Sistema Italia" nel suo insieme in quel periodo, quello è stata in grado di produrre.
Storicamente non può esserci un settore con la "Massima Colpa". La responsabilità di certi eventi è globale, di tutta la nazione, nessuno escluso. Con buona pace di chi cerca di tirarsene fuori.
Edoardo
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Re: I radar italiani

Messaggio: #18944 IZ8YRR
11/05/2016, 19:25

Stefano Sappino ha scritto:Grazie molte per le informazioni; l'archivio SAFAR è quello che avevo trovato e mi ha condotto qui :).
Tonino grazie, mi hai dato informazioni preziose, alcune che non sapevo (come l'installazione sulle "vedette" post armistizio della KM). Posso aggiungere solo che, anche qui da un archivio privato, ci sono evidenze della prevista installazione di un G.III su una unità maggiore della RM, purtroppo senza dettagli, e questo mi fa pensare che il tema del raccordo con la centrale di tiro fosse stato quanto meno affrontato.

Stefano, sempre dagli archivi SAFAR, l'unico riferimento utile è un "consuntivo delle spese extra contrattuali relative ai due apparati RDT (GUFO) consegnati il 30/1/46 e il 2/4/46 alla R.Marina". In questo consuntivo si elencano una serie di modifiche per trasformare due apparati EC3 in G.III, con la sostituzione delle trombe con il paraboloide, con l'installazione del dispositivo duplexer RX/TX, e con la sostituzione della "pentola" FIVRE con un oscillatore a linee risonanti SAFAR. Ora bisognerebbe sapere su quali unità navali furono eseguite queste modifiche. So che a Taranto un G.III è stato utilizzato come apparato scuola nel primo dopoguerra, quindi è lì che occorre cercare documenti e cosa eventualmente è rimasto di quegli apparati, forse ancora sepolti in qualche magazzino. Del resto, le nostre navi che furono cedute sia ai francesi che ai russi in seguito ai trattati di pace, erano dotate di Rdt, e quindi probabilmente smontati a Taranto prima della cessione.
Tonino
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Re: I radar italiani

Messaggio: #18954 I2MZC
11/05/2016, 23:58

Alcuni anni orsono trovandomi al Museo della Scienza di Milano, non in qualità di visitatore, mi proposi per il restauro del Radar Gufo che giaceva nella vecchia sezione aeronautica coperto dallo sterco dei piccioni. In quella occasione potei aprire i pannelli frontali pensando di trovare qualche meraviglia del tempo e grande fu la sorpresa nel trovare all'interno non il ricevtore o il trasmettitore ma due telai di alluminio simili a quelli delle radio di casa con alcune valvole (mancanti) e fili, resistenze e condensatori ma nessun elemento di alta frequenza. Probabilmente erano i circuiti di pilotaggio del tubo RC. mI dissero che per farlo uscire dovevano preparare alcuni documenti e rimasi in attesa. Dopo circa un mese alla mia richiesta di notizie, mi dissero che degli esperti avevano trovato dell'amianto al suo interno e che avevano contattato delle persone del comune (!) per la bonifica. Che delusione dinanzi a tanta ignoranza, per cui non mi interessai più della cosa. Comunque vi rassicuro: allinterno non c'è nulla di interessante.
Carlo MZC
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Re: I radar italiani

Messaggio: #18956 IK0QDQ
12/05/2016, 9:50

Carlo,
io saro noioso e ripetitivo (ed anche un poco rimbambito), ma dopo aver visto come hanno trattato L'Ondina cosa ti aspettavi??????

Edoardo
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Re: I radar italiani

Messaggio: #18962 IZ8YRR
12/05/2016, 14:09

I2MZC ha scritto:Alcuni anni orsono trovandomi al Museo della Scienza di Milano, non in qualità di visitatore, mi proposi per il restauro del Radar Gufo che giaceva nella vecchia sezione aeronautica coperto dallo sterco dei piccioni. In quella occasione potei aprire i pannelli frontali pensando di trovare qualche meraviglia del tempo e grande fu la sorpresa nel trovare all'interno non il ricevtore o il trasmettitore ma due telai di alluminio simili a quelli delle radio di casa ...

Ciao Carlo. Come tu hai accennato, il Gufo era composto dal trasmettitore e dal ricevitore, posti in casse stagne e alettate, che andavano montate all'esterno, dietro le antenne a tromba. Poi c'era un armadio di 1,30 x 0,70 x 0,47 mt (disegno SAFAR n.5307) che conteneva gli alimentatori, suddiviso in più ripiani (4 o 5). Infine il pannello oscillografico e la colonnetta Galileo. In seguito fu aggiunto un'altro apparato, il generatore sinoidale. Ho copia dei disegni originali, che però sono (c) del museo della scienza, e quindi non posso pubblicarli. Quello che hai potuto vedere, cos'era esattamente, forse l'alimentatore? Tieni conto che l'unico altro armadio possibile è il trasmettitore del Folaga (vedi figura), e dentro, in alto, in effetti c'è qualche telaio tipo "radio di casa" hi!
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Tonino

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Re: I radar italiani

Messaggio: #18984 iz0mfi
12/05/2016, 20:26

Tonino, cosa erano quelle due "padelle" verticali bianche nella parte bassa dell'armadio :?:
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Re: I radar italiani

Messaggio: #18986 IZ8YRR
12/05/2016, 21:51

Dovrebbero essere degli scambiatori di calore. Il trasmettitore faceva uso di due triodi FIVRE UC-150 raffreddati ad acqua, e con tensione anodica dell'ordine dei 10 kV. In alto a destra si vede anche un radiatore.
Tonino

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Re: I radar italiani

Messaggio: #18987 iz0mfi
12/05/2016, 22:37

Quindi servivano per collegare termicamente i triodi al dissipatore alettato esterno allo scatolone ! No al radiatore ventilato che poi l'aria scambiava con l'esterno e dissipava con le alette "il termosifone"...
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Stefano Sappino
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Re: I radar italiani

Messaggio: #19055 Stefano Sappino
18/05/2016, 13:02

Grazie a tutti per le risposte e le informazioni (condivido la valutazione della inadeguatezza industriale italiana e la scarsissima visione scientifica e tecnologica della società in genere, che a mio avviso perdura ancora oggi, se possibile con segnali ancora più allarmanti).

Volevo fare una domanda sempre di tipo tecnico, derivante da un documento che ho trovato all'archivio centrale dello stato, sempre riguardante il radar sulle unità della RM. In questo documento, a memoria del 1942, (parliamo dell'EC.3) si afferma che la sua velocità di rotazione (2 giri/minuto) rapportato alla portata di avvistamento per gli aerei è insufficiente per garantire la protezione della unità.

Sono disponibili da qualche parte le specifiche riguardanti la velocità di rotazione e la portata di avvistamento aereo per EC.3 e Gufo III?

Grazie, e scusate della invadenza.

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Re: I radar italiani

Messaggio: #19056 IZ8YRR
18/05/2016, 14:11

Le prestazioni del radar Gufo in condizioni reali sono dettagliate in una lettera pubblicata in "Cent'anni di Radar, archivio SAFAR", a pag.37,38. La distanza massima con cui gli echi di una nave o di un aeroplano venivano visualizzati (tale da superare il rumore di fondo), era di circa 5000 mt (tra l'altro, sono riuscito a confermare questo dato con delle simulazioni). Nella lettera si elencano inoltre una serie di problemi che affliggevano l'apparato, tra cui la difficoltà nell'individuare un aeroplano, probabilmente dovuta alla deformazione del lobo di irradiazione delle antenne, causato dalla riflessione delle onde radio sulla superficie del mare.
Recentemente ho letto l'articolo "un'inedita antenna per il Gufo", pubblicato su "Storia Militare", settembre 2003, sulla possibilità di sostituire le due antenne a tromba con una singola antenna "a materasso", tipo quella impiegata dal Seetakt GEMA. Uno dei motivi alla base di questa decisione, mai attuata, era la scarsa potenza dell'impianto Galileo per il "brandeggio" delle antenne, che in presenza di forte vento letteralmente si piantava. Ad ogni modo, nonostante questi problemi, e nonostante l'assenza di un sistema per la determinazione accurata del sito (azimuth), il Gufo era in linea con il resto delle apparecchiature di cui disponevano allora sia l'inghilterra che la germania.
Tonino YRR
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