IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

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IK0MOZ
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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12603 IK0MOZ
03/02/2015, 15:55

Banco vibrante.....da giovane lavorando per una nota ditta di autoradio sulla Via Salaria ho giocato lungamente con una di queste macchine, non ricordo il nome ma era americana e aveva il viso di un indiano nel logo. Fare tutte le misure su un ricevitore con questo banco in azione a varie frequenze di vibrazione e a varie ampiezze era una rottura non indifferente. Il top era la prova finale "13 Hz e ampiezza 5 mm" per un paio di minuti, solo se non si squinternava il tutto c'era il "pass".
Bei tempi, e tanto per dirne una il 95 % delle parti erano fatte in Italia (incluso resistenze e condensatori...)
e non erano peggio di quelle di produzione tedesca (il Giappone era ancora distante).
Mario
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IZ8YRR
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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12606 IZ8YRR
03/02/2015, 20:00

13 Hz x 60 min = 780 rpm
Forse simulavate un motore al minimo, quando le vibrazioni sono più marcate?

Ad ogni modo, in campo aerospaziale, la prassi prevede prima uno sweep in frequenza, per identificare le varie frequenze di risonanza. Poi, in base ai dati ottenuti, si imposta il compressore di dinamica per far si che le accelerazioni non superino quanto definito nella specifica di test, e poi si parte con il random. Un accelerometro (del tipo triassiale) viene fissato sull'oggetto da collaudare, mentre un'altro è fissato direttamente sulla tavola vibrante, per chiudere il feedback con il compressore. Per le basse frequenze, si usa definire lo spostamento (in mm), mentre per frequenze elevate si impostano i g di accelerazione. Per esperienza diretta, posso assicurare che, se un componente non è correttamente fissato su un PCB, viene via che è una bellezza dopo un simile trattamento.
Tonino

iw5cai
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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12615 iw5cai
03/02/2015, 23:23

Qui di seguito la trascrizione completa della relazione della visita effettuata presso i laboratori IMCARADIO il 25 agosto del 1942. Questa è la seconda visita di una commissione di esperti e segue quella senza esito del 1940. Questa visita avviene a seguito del ruolo avuto dalla Inca nelle risoluzione della crisi del Centro di radio intercettazione della Regia Aeronautica di Ragusa, e non si potrà concludere con un nulla di fatto come la precedente, infatti a seguire verra l'incarico per la realizzazione di un ricetrasmettitore aeronautico sia per la caccia notturna basata su i RE 2000 che per le attrezzature radio delle costruende porta aerei e per i futuri caccia imbarcati RE 2001. Dalla relazione emergomo punti molto interessanti sulla tecnologia della Inca riguardo alla tecnica delle trasmissioni ad onda portante soppressa, la realizzazione di antenne direttive ed il dispositivo di segretazione delle trasmissioni in fonia, un vero e proprio scrambler che se adottato su vasta scala, avrebbe dato un notevole vantaggio alle nostre Forze Armate.

giorgio iw5cai


CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE
COMITATO NAZIONALE PER
LE TELECOMUNICAZIONI
Centro Radio- Sperimentale <<G.Marconi>>.

Relazione sulla visita al laboratorio IMCA RADIO di Passo Penice

1. La visita si è iniziata al mattino del giorno 25 agosto 1942/XX al laboratorio IMCA di Alessandria, ove sono in corso le lavorazioni di stazioni ad onde metriche per le F.A. da 0,4 watt – 20 watt e 120 watt.
Si scambia quindi una perfetta conversazione radiofonica per oltre un’ora con il Sig. Filippa, che trovasi a Passo Penice, esperimentando su onde di m. 5-3-2,5 e si constata la perfetta modulazione nonché la forza notevole della ricezione, in forte altoparlante; la trasmissione era effettuata parlando anche ad alcuni metri di distanza dal microfono.
Si è anche lavorato senza sensibile affievolimento, adottando la trasmissione segreta attuata con l’aggiunta di un piccolo pannello identico a quello degli apparati riceventi, che inverte e traspone la frequenza di modulazione. Si è quindi raggiunto Passo Penice unitamente al Col. Marazzani della R.A.
2. Il laboratorio di Passo Penice (presso Bobbio) è a 1145 m. di altitudine su un costone che permette una grande visibilità sulla valle del Po.
E’ ottimamente attrezzato con stazioni trasmittenti e riceventi delle 3 potenze costruite dalla Ditt5a. Dispone di 4 aerei montati sul tetto tutti del tipo coassiale in mezza onda adottato dalla ditta. Il laboratorio dispone di distribuzione elettrica sufficiente ad ha un g.e. di riserva.
Ha gli indispensabili attrezzi da lavoro ed un abbondante e scelta dotazione di pezzi di ricambio, in modo da consentire qualsiasi riparazione ed anche notevoli modificazioni agli apparati.
Il Sig. Filippa esegue personalmente le ricerche, monta i primi esemplarie ne compie le prove di controllo da solo.
E’ naturalmente collegato ottimamente, per radio soltanto, col proprio laboratorio di Alessandria, ed esegue anche un servizio di controllo e di assistenza utile alle stazioni della R.A. e della Dicat di sua fabbricazione: cioè in seguito ad apposito incarico avuto dalle competenti autorità.
3. Dal laboratorio, durante il giorno 25 e nella mattinata del 26, si sono eseguiti numerosissimi esperimenti di collegamento con le stazioni IMCA dell’alta Italia fino a Monte Nero presso Livorno. Tutti gli allacciamenti tentati si sono ottenuti immediatamente ed ottimamente senza la minima esitazione ed incertezza. Sui collegamenti più lontani si sono compiute, con ottimo esito, prove di chiarezza della ricezione di parole difficili (sibilanti).
Nella mattinata si sono pure ripetuti gli allacciamenti con Alessandria sulle onde di m. 2,50, 3,50, 5 metri e sulle 3 potenze disponibili, con l’inserzione di un apposito terminale ad Alessandria per l’allacciamento alla rete telefonica (limitatamente all’interno del laboratorio IMCA) nonché con l’inclusione dell’inversore per il segreto di collegamento,
Questo dispositivo sembra molto interessante; è racchiuso in un pannello di limitate dimensioni esattamente uguale ad uno dei tre pannelli che costituiscono il posto ricevente IMCA (IF.607) e che si aggiunge a quelle delle stazioni.
Esso produce una doppia variazione di frequenza e cioè uno spostamento verso le alte frequenze ed una inversione di frequenza. Esso ha cioè una incognita in più dell’inversore normalmente usato, il che ne aumenta sensibilmente la segretezza. In effetti la ricezione diretta risulta singolarmente alterata, apparendo come un fischio acuto variamente modulato. Con riserva di un giudizio più ponderato quando il Sig. Filippa avra comunicato lo schema del dispositivo, sembra per ora che esso rappresenti una notevole realizzazione in questo campo. Di tale dispositivo saranno dotate alcune stazioni in corso di fornitura al R.E.
4. Nel pomeriggio si sono realizzati vari allacciamenti con stazioni della R.A. e della Dicat. Specialmente interessanti sono riusciti quelli eseguiti col dispositivo impropriamente detto senza onda portante. Trattasi di una emissione modulata nella quale viene eliminata la alimentazione anodica dello stadio finale.
Con ciò la corrente di antenna si annulla finché non si modula: iniziando la modulazione questa da luogo ad una corrente di aereo che è circa la metà di quella che si ottiene alimentando lo stadio finale, e la ricezione, un po’ più debole, riesce ugualmente chiara ed efficiente.
La spiegazione più probabile sembra la seguente: il circuito delle stazioni IMCA comprende una forte modulazione di placca sullo stadio finale, il quale è alimentato da un doppio diodo a gas. Nesegue che, iniziata la modulazione, nella alternanze che rendono negative in filamento del doppio diodo e positiva la placca della valvola di potenza, si ha passaggio di corrente e conseguente carica del condensatore di spianamento a spese della stessa modulazione: data l’inerzia del dispositivo di spianamento, si ottiene così una carica sufficiente del condensatore, che consente alimentazione ridotta dello stadio finale, e cioè finché si parla al microfono: cessata la modulazione cessa anche la corrente portante, mancando l’alimentazione dello stadio finale.
E’ un procedimento specialmente adatto per sfuggire alla radiogoniometria e per diminuire la potenza assorbita quando le condizioni di collegamento lo consentono.
5. Altre interessanti esperienze si sono compiute sulla direttività dei sistemi antenna-riflettore adottati da molte stazioni della R.A. e dalla Dicat. Trattasi di una coppia di antenne del tipo coassiale, di cui una alimentata al modo solito e l’altra funzionante da riflettore; più ancora usata è la terna di antenne comprendente anche una antenna direttrice, oltre alla riflettrice. Trattasi di applicazioni alla teoria svolta da BROWN (Pire-Gennaio, 1937) e sviluppata su Q.S.T. da STRAVROU ( Maggio, 1938 pag. 17).
Le antenne direttrici e riflettrici sono disposte a circa 0,10-0,20 dall’antenna ricevente; con un accurato e piuttosto regolaggio delle reattanze delle tre antenne (mediante appendici scorrevoli che ne regolano la lunghezza) si arriva ad ottenere un diadramma direzionale che fornisce un guadagno effettivo di circa 5-6 db, che produce cioè il raddoppiamento del campo ricevente.
Usando tali sistemi direttivi nei due sensi si riesce a quadruplicare il campo, il che equivale ad una potenza di emissione 16 volte maggiore.
Si sono compiute 5 verifiche di direttività e precisamente:

a. ore 16 – 16,30 trasmette Vengono (con antenna direttiva) a terra – riceve Passo Penice (con antenna non direttiva)
b. trasmette Passo Penice e riceve Vengono (direttivo)
c,d. idem dalle ore 22 alle 22,30
e. ore 18 – trasmette Caselle Torinese con aereo direttivo a coppia di antenne
- riceve Passo Penice non direttivo.
Come misura della ricezione si leggeva sull’indicatore di uscita (milliamperometro sull’uscita della media frequenza); mediante una opposta curva di taratura si risale ai microV di ingresso.
Le 5 curve sono qui riportate e da esse risulta tra l’altro che la propagazione non varia sostanzialmente dal giorno alla notte.
6. Nelle interessanti discussioni svoltesi quasi ininterrottamente dalle ore 11 alle 24,30 del giorno 25 col Sig. Filippa e col Ten. Col. Pilota Marazzani dello S.M. della R.A. (appassionato radiodilettante come Filippa), sembra si possa escludere l’intervento ionosferico nei collegamenti esaminati (su onde tra 3-5m.). Si sono fatte due verifiche nel campo teorico calcolato con la formula (28) della memoria sulla propagazione terrestre delle onde metriche, con il campo accusato dai posti riceventi, giungendo alla conferma della formula nella ipotesi, confermato per altra via, che i ricevitori Filippa ricevevano campi dell’ordine di ½ micron/m.
Anche la teoria secondo la quale nelle zone collinose il fattore determinante è la diffrazione, sembra bene convalidata dai risultati sperimentali comunicati dalla Dicat:
E’ da notare che gli apparati IMCA sono estremamente curati nella lavorazione; è ottenuta la massima riduzione nelle perdite mediante l’uso razionale di rielettici ceramici, di conduttori ben dimensionati ed argentati. Sono adottati schermi molto abbondanti ed efficienti, è curata la disposizione solida e stabile delle parti, nonché la perfetta ed accurata sintonizzazione dei circuiti e il loro allineamento.
Il complesso dà l’impressione che essi rappresentino quanto di meglio si può chiedere allo stato attuale della tecnica.
Sono infatti da considerarsi come molto notevoli e spiegabili, forse solo con la teoria della diffrazione, e la sensibilità dei ricevitori IMCA, i collegamenti cui abbiamo assistito, tra Monte Nero di Livorno con Caselle Torinese e Vengono (presso Como) a circa 280 Km. Con le Alpi Liguri frapposte.
Calcolato con le formule di diffrazione il campo nei due collegamentirisulta di 2,7/micron/m per Caselle Torinese e di 3,7/micron/m per Vengono.
Portate paragonabili con queste, e quotidianamente intensamente sfruttate, sono quelle ottenute in Dalmazia dalla 2° Armata con stazioni da 29 watt munite di antenne direttive del tipo descritto.
Il Sig. Filippa ha rinnovato l’offerta già fatta di mettere a disposizione del ns. centro il suo laboratorio per qualsiasi ricerca.
Riteniamo che tale offerta possa essere molto utilmente accolta e riteniamo che un vivo ringraziamento debba essere rivolto all’offerente, con il nostro compiacimento per le relazioni ottenute.

(Ten. Gen. SACCO)
(Ammiraglio Bottini)
Roma, 10 settembre 1942/XX

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roberto burdese
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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12617 roberto burdese
04/02/2015, 9:55

Grazie Giorgio, interessantissimo ed unico documento. "BR"
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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12618 iz2zph
04/02/2015, 12:31

Gran bel documento...... Complimenti!
Paolo IZ2ZPH
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... sono ALLERGICO alle radio francesi ...

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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12622 IK0MOZ
04/02/2015, 16:24

Non credo che siano in indiscussione la validità delle idee del Sig. Italo Filippa ne la tecnica delle sue costruzioni in generale. I rapporti IMCA RA ed RE erano partiti già dal 1940 e già da quel periodo in alcune applicazioni erano in uso stazioni di questo fabbricante. Il discorso è se tali apparati erano o no idonei ad essere utilizzati a bordo di aerei e gestibili direttamente dal solo pilota. Come noto Ia responsabilità ed il benestare sull'accettazione di qualsiasi complesso radio spettava alla Divisione Radioelettrica della DSSE (Direzione Superiore Studi ed Esperienze) della RA o dall'IMST (Istituto Militare Superiore delle Telecomunicazioni) per il RE. In questi enti vi lavoravano fior fiore di tecnici ed ingegneri (sono stati i padri dell'eletronica italiana del dopoguerra) e se già nel 40 vi fu un tentativo di utilizzo pratico questo accadde non per iniziativa privata di qualcuno ma forse per il completamento del processo di omologazione del ricetrasmettitore.
Voglio essere un po provocatore : Molto probabilmente se l'IF602/607 IMCA fossero stati diversi e meglio costruiti (dal punto di vista avionico) non avremmo visto nascere la framiglia B30 e la successiva B5. Ricordo che il complesso IMCA è del 1940 mentre la B30 è del 1942.
Riguardo i problemi sulla B30 la responsabilità non è da imputare al fabbricante (ABC, UNDA....), ma ai materiali utilizzati (Condensatori a coefficente di temperatura ballerino, connettori un po discutibili.......), ma questo offriva il mercato.
Mario moz
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iw5cai
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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12631 iw5cai
04/02/2015, 20:55

Ciao Mario
Non ho dubbi, che i tecnici della DSSE di Guidonia fossero tecnici validissimi e che poi la loro esperienza sia stata basilare per lo sviluppo dell’elettronica italiana nel dopoguerra, ma non posso fare a meno di notare che, contrariamente ai colleghi dell’IMST, non presero mai in considerazione l’utilizzo delle V.H.F. per il collegamento aria/terra ed aria/aria dei caccia.
Solo la forza degli eventi costrinse ad interessarsi di queste frequenze. Gli inglesi erano passati all’uso delle ultracorte con un loro ricetrasmettitore multi canale controllato a quarzo ( poi sviluppato negli Stati Uniti come SCR 522), i tedeschi avevano smontato dai loro caccia i vari FuG VII che operavano da 2,5-3,75 Mcs ed adottato gli ottimi FuG 16-FuG 17 operanti sulle ultracorte da 38,5-47.8 Mcs, che, per l’utilizzo di componenti di qualità e la costruzione meccanica estremamente accurata, anche se non utilizzavano quarzi, risultavano comunque campioni di stabilità.
E noi nel 42 progettavamo ancora, per i nostri caccia, stazioni aeronautiche sulle onde corte (per l’esattezza il progetto del B 30 è del 41). Forse questo avveniva per inerzia, o più probabilmente per mancanza di lungimiranza di chi definiva le specifiche, o peggio ancora per incompetenza ed incapacità di far tesoro delle esperienze già fatte. Il fatto poi che il progetto del BR 30 fosse successivo al complesso IMCA a mio parere è un aggravante e dimostra la incapacità di leggere il banale fatto che il futuro delle comunicazioni aeronautiche, per i vantaggi tecnici che ne derivavano sarebbe stato nelle ultracorte. La IMCA aveva, in anticipo, ben compreso tutto questo ed aldilà dell’esito di prove varie, se si esamina la sua produzione destinata specificatamente all’aeronautica già nel 42 viene prodotto un ricetrasmettitore da 20 watt per il CR. 42 a tre canali 120/85/60 Mcs e, nel 43, quello destinato al Reggiane 2000/2001 caccia notturna denominato appunto RE. 2001 parimenti a 3 canali, 56,800/60,000/60,300 Mcs ed ai futuri caccia imbarcati. Questo può essere considerato il nostro casalingo SCR 522.
Per ultimo devo far presente che l’uso di componenti di scarsa qualità era sicuramente dettato da motivi economici e non è certamente una sufficiente giustificazione, se la produzione italiana era scadente, ed è tutto da dimostrare, il nostro alleato germanico sarebbe stato ben felice di venderci i suoi componenti di alta qualità che ci necessitavano.

Giorgio iw5cai
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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12632 I2MZC
04/02/2015, 21:02

Ma io credo che qualsiasi radioamatore costruttore (non solo parlatore)che abbia costruito un oscillatore variabile, un VFO si sia accorto che per avere una stabilità meccanica la demoltiplica debba essere fissata direttamente al variabile. Nella B30 la demoltiplica è fissata sul pannello, che è fissata sul telaio, per cui tra demoltiplica e variabile ci sono almeno tre possibilità di spostarsi con la temperatura e le vibrazioni. Gli schemi erano quasi tutti gli stessi ma la stabilità, secondo me dipendeva soprattutto dalla meccanica.
Carlo I2MZC
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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12633 IK0QDQ
04/02/2015, 22:39

Sono fresco di riparazione di un apparato tedesco e la cosa che piu mi ha colpito è che nel 40 gia possedevano una padronanza tale della componentistica ceramica da produrre condensatori con ceramiche speciali per compensare le variazioni dovute alle variazioni termiche. E' ovvio che la solidità meccanica sia il primo fattore da eliminare, ma anche in un monolite, se non compensi in temperatura, la stabilità in frequenza te la scordi.
Bene a voi risulta che in Italia all'epoca eravamo alla pari dei tedeschi???. Io purtoppo è da poco tempo che mi interesso agli apparati italiani e tedeschi, quindi chiedo a chi ne sa più di me.
Edoardo
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Re: IMCA RADIO Complessi Ultra Corte

Messaggio: #12634 IK0MOZ
04/02/2015, 23:11

Cercherò di essere piu chiaro. Non discuto l'intuizione o la capacità della IMCA, ci unisco anche la poca lungimiranza della DSSE, ma quello che non capisco è il mancato sviluppo di un apparato le cui basi già c'erano e con qualche modifica ed adattamento avremmo anche noi avuto forse un magnifico Ultracorte. Probabilmente non al livello del Fug16 ma li vicino. Secondo me alla IMCA andava bene cosi, forniva senza problemi la 0.4W e la 6020 sia all'esercito che all'aeronautica, perchè incasinarsi ? Non ho idea della capacità produttiva ed industriale della IMCA, sicuramente non comparabili a quelle della Marelli o della ABC ed altri.
Questo si poteva fare in tempi non brevi perche se è vero che il progetto della B30 è del 41 i primi apparati consegnati sono stati quelli montati sui Macchi 202 diretti in Africa a meta del 42 (secondo le malelingue questo è costato il posto al Gen. Pricolo che tardò l'invio dei nuovi caccia in attessa delle nuove apparecchiature radio....).
Riguardo alle parti e ai componenti di fornitura tedesca, posso mostrare decine di richieste italiane di cose varie e la successiva risposta negativa tedesca. Per loro se ti serve una resitenza per un radar preferiscono darti il radar. Per loro cultura se servono 100 condensatori di un certo tipo ne fanno 100 (non 105 come faremmo noi perchè non si sa mai....) e se ne danno uno a te fanno un apparato di meno. Se tu li ordini ti mettono in lista e quando la somma delle richieste raggiunge il lotto industriale parte la produzione. Dopo di che arriva quanto richiesto. Nel frattempo tu spinto dalla necessita hai utilizzato per risolvere il problema "pizza e fichi".
Per gli apparati IMCA dal 42 in poi sono curioso di saperne di piu perchè molti ne parlano ma su quale basi ?
Ci sono schemi, foto, rapporti od altro ? l'ha detto quello o scritto quell'altro conta poco
Mario moz
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